
Andrea Mangia, pilota di droni, classe 1985 e collaboratore di AerialClick, ha raccontato la sua storia in un pomeriggio d’estate, 37° Celsius registrati a Brindisi in via di Porta Lecce 128. I droni della sua società, un giorno, saranno usati per analizzare la fotosintesi degli alberi d’ulivo sospettati di essere affetti da Xylella fastidiosa e, da giudici imparziali, potranno forse decretare la fine della mattanza.
Andrea è nel cuore di un grande albero contorto, così grande da poter ospitare una camera da letto con comò d’epoca e armadio in noce massello. Ronzano i coleotteri e volteggiano i
pipistrelli. Tutto vola, fuori da questa corazza, solo la faina tocca terra per sopravvivere. Una luce con braccio mobile d’argento illumina il suo piano di lavoro, alcuni rami dell’albero
ospitano tavole di silicio per caricare batterie a volontà. Non ci sono passanti, in questa notte.
Se qualcuno soffrisse della sindrome da buio estivo mediterraneo, quando tutto tace e tutto allo stesso tempo rinasce dopo una giornata di calura, vedrebbe questa fioca ferita di luce sanguinare dal suo albero, creatura eletta in mezzo a centinaia per accogliere Andrea in questa delicata frazione di esistenza.
E così, ripeto, semmai passasse qualcuno da questo sputo di strada polverosa sperduta nel cuore della penisola, avrebbe di che spaventarsi o verrebbe rapito dall’umana propensione al mistero e alla curiosità al punto di avvicinarsi all’unico vegetale al mondo capace di illuminarsi nelle sue cavità. Non ci sono passanti, Andrea lo sa, e molta di questa gente non ha comunque le sfere adatte per superare certe paure. Andrea ha trent’anni, circa quattrocentosettanta in meno rispetto al caseggiato verde che lo ospita. Andrea non è sul mare questa notte, non beve cocktail e non sfiora morbidi seni di donne nordiche [...]