
Inerpicandosi con le minuscole zampette era riuscito a scavalcare quel possente muro di pietre. E si era ritrovato ancora una volta a pochi passi da un meraviglioso albero di ulivo, che i polloni [1] avevano quasi soffocato.
Un patriarca monumentale.
La chioma argentata, quasi pettinata, i ghirigori delle branche ultracentenarie formavano una scorza dura e lo tenevano al riparo da “sempreverdi” tentazioni distruttive.
D’estate, l’onda chiassosa del canto delle cicale, contrastando con la quiete tutt’attorno, quasi lo schermava da occhi indiscreti mentre, d’inverno, le raffiche del vento e la pioggia copiosa non lo impensierivano affatto.
Avviluppato dall’ombra di una serra in uno sperduto angolo del cuore del Salento, quell’ulivo, nonostante tutto, dentro la sua pancia mastodontica continuava a custodire qualcosa.
E Rino Ramarro Messapo sapeva bene che cosa.
Ogni volta che si ritrovava a passare, soleva incunearsi nel tronco di quell’albero ipertecnologico per cercare da una fessura secondaria nuove emozioni. Nuovi brividi.
Un saltello veloce su una leva camuffata da ramoscello, et voilà:
– Benvenuti nell’archivio digitale L.U.A.: Laboratorio Urbano Aperto del Parco Agricolo Multifunzionale dei Paduli, -udì da una voce il Ramarro- premere il tasto uno per azionare navicella giro panoramico, tasto due per rivivere la storia del Parco, tasto tre per uscire.
Rino Ramarro scelse il tasto due. D’un tratto si ritrovò a viaggiare ad alta velocità nel tempo e nello spazio in un ascensore che custodiva un Libro luminoso con innumerevoli schede descrittive e gigantografie che raccontavano “I segreti dei Paduli: Millenni di Storia e Natura”.
– Possente foresta di querce, pini e numerosi altri alberi monumentali, i Paduli sono stati nel tempo fonte di vita per diversi animali, tra cui non poche specie autoctone, oltre a numerosi uccelli -continuò la voce fuoricampo- La chioma verde delle querce sembrava una grande [...]